lunedì 16 febbraio 2009

Capitolo 5

Ghared si risvegliò e lentamente mise a fuoco l’ambiente circostante. Era giorno, il cielo di un azzurro intenso; gli unici suoni lo stridio dei gabbiani e la risacca delle onde. Era steso su uno sperone di roccia levigata dal vento che si protendeva dalla scogliera per almeno venti piedi sul mare.
I suoi ricordi dal bosco di Saàrna erano vaghi, confusi con il sogno: il drago bianco, il dolore delle ferite, qualcosa di liquido e bruciante sul suo corpo, il volo sul mare racchiuso tra le zampe della creatura; e quelle parole, incomprensibili, simili a ruggiti sommessi che ancora risuonavano nelle sue orecchie. Doveva aver perso coscienza diverse volte e per molto tempo. E le sue ferite erano guarite.

Non riusciva a capire in che luogo si trovasse, camminava da circa un quarto dell’arco solare in cerca di civiltà, di un porto, un insediamento. Niente, solo scogliere. I suoi sospetti furono confermati quando giunse nel luogo da cui aveva iniziato il cammino: era su un’isola, solo e senza la sua spada.
Quando sentì il battito d’ali il primo istinto fu di nascondersi: si gettò dietro una sporgenza e osservò l’enorme drago atterrare poco distante da dove si era risvegliato. Era la creatura che aveva visto nella pozza poco prima di perdere i sensi, ne era sicuro: quegli occhi incredibilmente espressivi e velati da una grande tristezza erano rimasti fermamente incisi nel suo animo. Decise di farsi avanti.

Katya osservò Ghared mentre si avvicinava, ”bene” pensò “si è completamente ristabilito; è una fortuna che il sangue di noi draghi abbia effetti incredibilmente rigenerativi sugli umani”. Tentò ancora una volta di parlargli, inutilmente: solo a pochi era concesso il dono di comprendere la lingua ancestrale della sua razza. Non poteva sperare anche in quel colpo di fortuna, era già tanto essere riuscita a raggiungere l’Isola. Ma ora che il giovane era completamente cosciente avrebbe potuto entrare in contatto con la sua mente, placare i suoi timori e forse trasmettergli alcuni frammenti di ciò che era accaduto durante la sua convalescenza.

Ghared avvertì un forte senso di nausea mentre per la prima volta apriva la mente all’intelletto del drago. Durò un istante: era stato investito da emozioni sconosciute, angoscianti, come la perdita dei propri figli e il genocidio della propria stirpe, si erano susseguite in pochi attimi le immagini degli eserciti degli sterminatori, i grandi corpi straziati dei rettili, due cuccioli di drago inghiottiti dall’oscurità; vide sé stesso combattere nel bosco, si vide cadere, raccogliere dal drago, capì che le sue ferite erano state curate con il sangue del suo salvatore; ripercorse il loro volo attraverso il grande mare, e ora sapeva esattamente dove era e perché.

“Ecco la tua spada” disse Katya porgendo la lama di straordinaria fattura a Ghared. “Ti chiedo perdono ma avevo bisogno di una prova da portare al sommo Whyrm prima di condurti da lui. Egli desidera vederti, principe”. Il grande dragone avrebbe sicuramente trovato una soluzione affinché si capissero. Ghared comprese l’invito a salire sulla sua schiena.
Quando sentì le braccia del giovane strette al suo collo si alzò in volo: prima goffamente, sbattendo le grandi ali per prendere quota, poi sempre più fluida nei movimenti mentre cavalcava e risaliva le correnti ascensionali d’aria calda, fino ad avere la visuale di tutta l’isola. Sentì il grido di meraviglia di Ghared e le sfuggì un sorriso, il primo da quando…aveva perso Halandor e Jaladrin. Vide la montagna solitaria dalle pareti ripide e scoscese, reggia dello Sfavillante. Si gettò in picchiata.


Lo stomaco di Ghared stava ancora cercando di tornare al suo posto mentre attraversavano in volo la lunga caverna naturale, simile a un largo corridoio dalla volta altissima. Per uno strano prodigo della natura la luce filtrava dall’esterno e sotto forma di grandi raggi attraversava l’ambiente riflettendosi sulle pietre e i minerali presenti in grande quantità nella roccia. Ma il principe ebbe poco tempo per stupirsi perché nella grotta successiva si trovò al cospetto della creatura più grande e maestosa che avesse mai incontrato.
Il grande drago d’oro era colossale, ritto sulle possenti zampe anteriori al centro della caverna. Le scaglie dorate scintillavano e spandevano riflessi accecanti al più piccolo e impercettibile movimento rendendo lucida e cangiante la sua pelle metallica. Il corpo e la testa dell’antico rettile non avevano speroni ossei ma solo ampie placche d’oro ovali giunte tra loro, dalla cresta rialzata e affilata. Tra i fumi del fiato incandescente gli occhi del dragone fissavano Ghared e Katya, densi e sfavillanti come oro fuso.
“Benvenuto, Principe degli Uomini. Io sono Whyrm lo Sfavillante, ultimo dei Dorati, e padre della progenie dei Draghi che da secoli abita la terra dei tuoi antenati”
Katya chinò il capo al cospetto dell’enorme drago. Ghared, che aveva sentito rimbombare nella sua mente le parole della creatura imponente, chinò il capo in segno di rispetto.
“Grande Whyrm, gravi avvenimenti hanno sconvolto…”
“Conosco la tua storia, i tuoi lutti, e la triste sorte a cui è andata incontro la mia stirpe. E conosco il flagello che imperversa tutt’ora nella Grande Valle. Il rancore che muove gli esseri che chiamate Sterminatori risale all’era in cui i primi Draghi sorsero dalle viscere dei Monti di Fuoco”.
“Esseri? Come è possibile loro sono uomini…” disse Ghared, confuso.
“Un tempo lo furono, all’alba della civiltà, quando strinsero le prime alleanze con i padri della mia razza. Ma uno di essi, un folle re bramoso di potere e dedito a pratiche occulte, uccise un drago per servirsi del suo sangue in un rituale oscuro, mirato a donargli la forza e l’immortalità dei miei antenati. Egli pagò con la vita le sue azioni ma riuscì a dare vita a una confraternita di esseri accecati dall’odio, più longevi degli umani e votati allo sterminio dei draghi per assimilarne la grandezza”.
Ghared capì: la potenza degli sterminatori, le loro armi, l’ascendente dell’Usurpatore sul suo popolo. Era sconcertato e si appellò alla saggezza del grande drago d’oro per capire in che modo sconfiggere gli Sterminatori.
“Fu combattuta una guerra sanguinosa nella quale la maggior parte dei miei padri persero la vita. Ma alla fine il re Folle fu sconfitto da Arghanteron, il più possente dei draghi d’argento. Dopo aver eliminato la minaccia che gravava sulla mia stirpe egli scomparve nelle profondità dei Crinali Occidentali, nella terra che oggi appartiene agli uomini del Nord. Egli è l’unico in grado di estirpare il male che minaccia le nostre razze”.
“Ma…grande Whyrm…come faremo a trovarlo?” Chiese Katya con voce rotta dall’emozione.
“Quando venne suggellato il Patto di Sangue raccolsi alcune donne umane e affidai loro un sapere da custodire con molto riserbo: insegnai loro la lingua dei draghi, come percepire la nostra presenza, come condividere i nostri pensieri ed emozioni e molte altre capacità. Trovate una di queste donne, ella vi condurrà verso l’ultima speranza che ci rimane”.

(Alessandro Bertoni)

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