Aveva ordinato di montare un accampamento per la notte, se fosse stato necessario. Sarebbe tornato dinanzi all’Usurpatore con ciò che restava del Manto d’Ebano e della famiglia che quel maledetto drago si dannava per proteggere.
I suoi occhi scuri non si sarebbero distolti da quelle cime fino a che non avesse visto i draghi uscirne per guadagnare il cielo.
La famiglia del Venerabile avrebbe presto tentato la fuga per proteggere i suoi cuccioli. Sarebbe stato il loro ultimo volo.
Lasa-ar non aveva fretta, ora possedeva uno strumento che gli avrebbe assicurato il successo. Un’arma che i draghi adulti – nemmeno i più saggi – avrebbero potuto prevedere.
“ Portatela qui. ”
Sì udì uno sferragliare di catene, che si alternava a passi strascicati sulla roccia dell’altipiano.
Lasa-ar si volse, rispondendo con un sorriso allo sguardo di sfida lanciato dagli occhi castani della strega.
Le si avvicinò, giganteggiando su di lei nella sua armatura brunita. Era tempo di dimostrare a tutti i suoi uomini che non temeva il potere di una schiava dalla volontà ormai spezzata, ridotta al servizio del suo Signore.
Afferrò il mento sporco e affilato della giovane, come se volesse estirparle quella voce che non aveva mai più potuto utilizzare.
“ Il tuo potere viene da qui, non è vero? ” sussurrò a pochi centimetri dal volto che avrebbe potuto storpiare ora, per puro capriccio.
La mano libera si soffermò a stringere il collo della prigioniera, sfiorandone il guinzaglio, poi scese al cuore; l’altra scompigliò i capelli della ragazza.
Un animaletto che aveva divertito le sue truppe, fino a che non era stata appurata la sua utilità per progetti ben più alti.
“ Vogliamo cominciare? Non abbiamo tempo da perdere. ”
Finalmente gli occhi della strega si spalancarono, iniettati di orrore. Ora, soltanto ora stava comprendendo che non avrebbe potuto impedirgli di usarla.
Si stava rendendo conto di ciò che lui poteva costringerla a compiere.
Lasa-ar era elettrizzato dal terrore che percepiva in le, la prima di una serie di armi molto più letali di quelle usate finora. La vittoria conquistata distruggendo i nemici colpendoli a cominciare dal loro stesso cuore.
Strattonò la catena che partiva dal guinzaglio al collo della schiava, costringendola a pochi passi; le storse il braccio dolorosamente, per farle alzare lo sguardo verso le montagne.
“ Non ti dovrebbe essere difficile trovare le povere anime pure di quei due cuccioli di drago, dico bene, Signora? “ la schernì ricordandole ciò che era stata prima della cattura.
“ Che tu sia maledetto! ”
Il grido esplose nell’accampamento, ridondando tra le immense pareti di roccia che lo circondavano. Stanco e spolto, il giovane dai capelli scuri si manteneva in piedi con la sola forza della disperazione. Doveva provenire da una tribù differente da quella che avevano decimato i suoi Sterminatori.
Doveva ammetterlo, lo sguardo deciso del giovane arciere lo divertiva alquanto. Gli volse le spalle, ignorò l’arma puntata verso il vice capitano.
“ Un lattante, ecco il solo disposto a sacrificare la vita per tentare di salvarvi ” Lasa-ar rise in faccia alla donna, senza degnare di uno sguardo la scena del disarmo del suo patetico eroe.
“ Forse dopo che avrai fatto il tuo dovere potrei premiarti, concedendogli ore di vita. ”
Non aveva tempo per spiegarle su quale tipo di vita sarebbe stata, ma seppe che lei aveva capito. “ Chi è lui per te, mia Signora? ”
“ Nessuno ” mentì lei, ostinatamente.
Lasa-ar strinse il suo avambraccio, godendo nel vederla sussultare. “ Comincia, o lo vedrai soffrire come nemmeno immagini. ”
La donna deglutì, serrando gli occhi umidi e rossi di pianto.
“ Il vostro nuovo padrone vuole quei draghi, Signora. Se non sarai tu a toccare la loro anima, sarà un’altra strega che cattureremo. Ma tu non morirai prima di aver visto soffrire tutte le tue Sorelle, e questo prode cavaliere. ” L’urlo del giovane braccato confermò le sue parole.
“ Al lavoro, Signora. ”
La prigioniera annuì, dolorante e finalmente vinta.
Nella gola calò il silenzio, mentre il volto della donna si alzava in lacrime verso le montagne e la voce del giovane ripeteva il suo nome. “ Hairyn, no…”
“ Noo! ”
Edenielle si destò di scatto, la fronte madida di sudore.
L’aveva sognato di nuovo.
Il dolore della perdita, la stanchezza del volo, il non sapere se la fuga avrebbe salvato almeno il frutto dell’amore che l’aveva unita a Jahagl.
Chi era Jahagl?
Non sapeva di chi fossero i pensieri che ormai la dominavano, colmandola di tristezza.
Nel buio del retro-bottega, dove si trovava il suo giaciglio, Edenielle aveva imparato a graffiarsi i palmi delle mani, per non svegliare il tessitore, ma anche per mantenersi vigile e non lasciarsi riprendere dai sogni.
Torna presto, Hayrin. Hai promesso di tornare presto.
Non avrebbe più chiesto che la sorella le insegnasse le sue magie, le bastava che tornasse a prenderla.
Io non so quanto posso resistere, Hairyn.
Quando dopo pranzo salutò Mastro Kean e si diresse a piedi verso la piazza, si accorse di un clima molto diverso dal solito: mercanti e gli acquirenti erano diminuiti ulteriormente, attenti a ben altro che il commercio.
Cercava il banco delle polveri naturali per colorare i tessuti, quando i brandelli di un discorso le fecero accapponare la pelle.
“ Non mentire, vecchio! ” Un soldato stava sbattendo le sue mani sul banco del conciatore.
Edenielle si fece piccola nell’ombra della casa di fronte, restando a guardare dietro l’angolo, il cuore le rombava nel petto.
“ La strega che si faceva chiamare Hairyn ha vissuto qui nel villaggio per una stagione e forse più ” riprese l’uomo. L’artigiano faticava a tenere alto lo sguardo.
“ Le tracce che abbiamo seguito conducono qui. I ricordi della strega ci hanno mostrato la casa in cui aveva lasciato ciò a cui teneva di più. ”
“ Si, c’era una ragazzina, con - ” Il piccolo uomo venne preso per il bavero e sollevato a due spanne da terra.
“ Portaci subito da questo artigiano ” intimò l’altro, “ o dovrò condurti davanti al mio Generale come complice della donna e di tutte le streghe che parlano con draghi e altre bestie reiette! ”
Parlare con i draghi, ecco cosa sapeva fare Hairyn.
Era stato questo potere a condurla nei villaggi vicini, alla ricerca di chi potesse addestrarla.
Il sogno la aggredì di nuovo, facendola tremare.
L’avevano catturata, avevano preso Hairyn?
Edenielle indietreggiò di due passi, più che sufficienti per finire nella stretta dell’uomo che le tappò la bocca.
(Autrice: Francesca Poggioli)
Questo è il primo dei due contributi che abbiamo selezionato come possibile Capitolo I. Vi è piaciuto? Se sì, inviate entro giovedì 5 febbraio a mezzanotte il vostro seguito a questa traccia, specificando che si tratta del seguito del Capitolo 1A. Se sarete abbastanza convincenti e il vostro pezzo sarà selezionato come possibile Capitolo II, questa traccia (di Francesca Poggioli) diventerà a tutti gli effetti il Capitolo I. Il vostro contributo va inviato (seguendo le note del regolamento e specificando che è il seguito del Capitolo I (a)) al solito indirizzo bookmodena.fantasy@gmail.com indirizzo che potrete utilizzare anche per chiedere informazioni sull'iniziativa.
Entrambi i pubblicati abbandonano la soggettiva dei draghi che era la caratteristica principale del prologo. Trattandosi dei capitoli iniziali di una fuga, nulla vieta che il secondo capitolo riprenda, se qualcuni lo desidera la soggettiva dei fuggiaschi. La vostra bravura, in questo caso, starà nel riuscire a farlo senza dimenticare il legame col capitolo II scelto.
Buon lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento