sabato 28 febbraio 2009

Capitoli 7 e 9

Grazie a tutti.
La nostra storia è finita. Anche questa volta abbiamo preferito intervenire sui capitoli che ci erano arrivati per postarne due che chiudessero in maniera degna questa bella storia. Un grazie a Francesca e Alessandro che ci hanno seguito sino alla fine e a Daniela che ha partecipato con un capitolo fondamentale. In questi giorni la redazione scriverà e posterà l'Epilogo che concluderà la storia, poche righe, giusto per salutare i nostri amici. L'appuntamento, quindi è per il prossimo week end a Book Modena. Sul blog troverete le indicazioni sulla data e l'ora esatti della presentazione.
Grazie a tutti e a presto.
Gabriele e Marcello.

Capitolo 9

Tutto attorno le asce degli uomini che tre giorni prima lo avevano salvato stavano calando senza pietà sui resti della retroguardia dell’esercito dell’Usurpatore. Erano combattenti rabbiosi e violenti, sprezzanti della morte, senza dubbio ottimi alleati ma del tutto inaspettati: aveva sempre ritenuto gli Uomini del Nord una minaccia per Grande Valle, l’ennesimo popolo ostile da cui difendersi grazie ai draghi, ma evidentemente non era così. Anche questi uomini silenziosi, armati di grandi scuri, avevano una parte in tutto questo. Forse più importante di quanto avesse mai creduto, dopotutto erano gli abitanti delle montagne sotto alle quali da secoli riposava Arghanteron.

Ma non era il momento di fermarsi a pensare, doveva procedere velocemente. Se fosse stato sconfitto, il nemico avrebbe dato la caccia a Katya e alla ragazza. Doveva mantenere l’Usurpatore impegnato finché loro non avessero trovato Arghanteron. L’Usurpatore, però, era un combattente formidabile e Ghared stava avendo la peggio.

“Kaatyaa!! Katya dove sei?”
Edenielle stava vagando, sola, in un oscuro labirinto di tunnel nella roccia. I suoi occhi appannati dalle lacrime si abituarono al buio: scorse strani simboli sulle pareti, antiche parole in una lingua andata perduta; vide un passaggio, un arco diretto a una stanza, una caverna forse, da cui proveniva una luce bluastra, come una luminescenza naturale…era quella la sorgente del richiamo che la stava spingendo nelle profondità…
“Sono qui Edenielle, non avere paura. Apri gli occhi”. Adagiata e raccolta in una rientranza della roccia nelle profondità dei Crinali Occidentali, Katya mosse leggermente la coda, alzando il capo della ragazza che stava riposando circondata dal calore del suo corpo.
“Katya…io...credo di averlo trovato.”

Dalla cima del monte poteva vedere perfettamente la piccola valle oltre la quale si stagliavano, immersi nelle nuvole, i tre picchi maggiori dei Crinali Occidentali. “Quale dei tre?” Pensò Dakran mentre lottava col principe Ghared. Il ragazzo era ostinato ma presto sarebbe caduto. “In quale ti nascondi Arghanteron?”.

Si stava indebolendo, e così i suoi uomini. Durante i rituali aveva estirpato l’essenza vitale dei draghi e l’aveva distillata nel prezioso liquido che da millenni dava la vita al suo popolo. I draghi uccisi nella Grande Valle, però, non avevano nulla a che vedere con quelli che aveva eliminato all’inizio, molti secoli prima. Erano giovani e deboli e la loro essenza era un magro nutrimento per la sua stirpe. Aveva bisogno di Arghanteron.
Diede disposizioni agli ufficiali per far avanzare l’esercito, avrebbero disposto il campo base nella valle e da lì avrebbero proceduto a setacciare il massiccio più a Est: era lì che il drago più antico ancora in vita si nascondeva. Una fastidiosa sensazione di malessere invase il suo animo, come se un’enorme fiamma si fosse spenta, lasciando un grande maniero al gelo dell’inverno.

Avevano quasi raggiunto l’uscita. Edenielle seguiva Katya in silenzio.
Arghanteron era morto. Aveva accettato di aiutarle, pagando con la vita la sua scelta. “Gli Uomini del Nord sono come figli per me”. Aveva raccontato. Con loro dovrete stringere un nuovo Patto di Sangue”. Poi aveva usato la sua forza vitale per sciogliere il Sigillo.
Non era come si erano immaginate: il suo corpo, immerso nell’oscurità per molti secoli, aveva perso lo splendore ed era gradualmente avvizzito; gli occhi ciechi del grande drago erano spenti, così come la sua antica forza. Il drago aveva sacrificato la sua ultima stilla vitale per sciogliere il sigillo dell’isola di fuoco dopodichè era ricaduto esanime sulla fredda roccia. “Il potere di distruggere il re folle è stato donato agli uomini” aveva detto prima di morire. Mentre vacava l’uscita verso l’esterno Katya si chiese che cosa avesse voluto dire il grande drago d’argento con quella frase.
I suoi pensieri furono interrotti da una serie di crepitii e detonazioni, seguiti da una moltitudine di colpi sul suo corpo: guardò il suo ventre, dove le scaglie spezzate e dilaniate iniziavano a imbrattarsi di rosso e crollò al suolo.

“AMNORATH!!”
Ghared si lanciò a tasta bassa verso l’Usurpatore, menando colpi a chiunque gli si parasse davanti. Gli uomini del nord, anche se inferiori di numero, stavano portando scompiglio nel gruppo di sterminatori, che non si aspettavano un attacco: la metà di essi furono uccisi prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo.
La battaglia intorno a loro infuriava con violenza. I suoi uomini erano in minoranza. Il clangore delle lame che cozzavano l’una sull’altra era assordante. Gli Sterminatori stavano vincendo. I figli di Katya erano appena cuccioli e solo Whyrm aiutava la loro causa ma era in difficoltà contro le sputafuoco degli Sterminatori e le Streghe. Ghared sentì le forze abbandonarlo. Stava per cedere. L’Usurpatore alzò la pesante spada per dargli il colpo di grazia.
Katya piombò sul Re Folle colpendolo. Endenielle era sul suo dorso candido. L’Usurpatore si preparò a combattere. Fu, però, una Strega a colpire Katya col suo potere. Il drago barcollò ed Endenielle cadde dal suo dorso in mezzo alla mischia. Fu un uomo del nord a salvarla da uno sterminatore. Katya barcollò e l’Usurpatore la colpì a distanza col tubo che sputava fiamma, il drago precipitò sfracellandosi al suolo.
“Assassino!” gridò Ghared quando l’Usurpatore si volse estraendo la spada dal corpo di Katya.
“Principe Ghared…finirò questa notte quello che ho lasciato a metà uccidendo tuo padre! Vieni avanti!”
La sete di vendetta e la rabbia guidavano la mano del principe, cercando in ogni modo di penetrare le difese dell’avversario e ignorando la dolorosa ferita alla schiena. Più volte andò a segno ma l’armatura di Dakran rifletteva gran parte dei colpi. La lunga spada dell’Usurpatore alla fine ebbe la meglio, ferendo profondamente Ghared all’addome. Mentre il suo sfidante crollava al suolo il re folle lasciò discendere la spada nell’arco che avrebbe dovuto infliggere il colpo di grazia ma inaspettatamente la lama del principe incontrò nuovamente la sua.
Ghared aveva sentito percorrere il suo corpo da una rinnovata energia. Poteva quasi avvertire il flusso provenire…era la spada! Le incisioni sulla lama rilucevano di una luce argentea e sprizzavano scintille a contatto con il metallo dell’arma dell’usurpatore. Ghared capì che aveva il potere di sconfiggere il suo avversario, si rialzò, incalzò Dakran fino alla parete rocciosa infondendo tutta la sua forza nei colpi letali con cui stava bersagliando il nemico. L’Usurpatore tentò un ultimo disperato affondo ma la spada di Ghared lo rese inefficace mandando in frantumi la lama.
“Nooo!”. Ruggì l’Usurpatore. Decine di enormi draghi, i più grandi che Ghared avesse mai visto apparvero all’orizzonte, ferite sfavillanti nella notte.
I Draghi dell’Isola di Fuoco.
“Per mio Padre, per i miei uomini, per i draghi!”. La spada calò sul Re Folle, uccidendolo all’istante, in un sfrigolio di nebbia giallastra.

In lontananza si sentivano rumori di battaglia. robabilmente i draghi dell’isola di fuoco erano arrivati e stavano spazzando via il resto dell’esercito dell’usurpatore. Il re folle giaceva morto in posizione scomposta, la carne che rapidamente si incartapecoriva, come se i secoli di immortalità passassero ora sul suo corpo. Davanti a lui, ricoperto di sangue, il giovane che la aveva salvata dagli sterminatori.
Edenielle si avvicinò a Katya che giaceva immota a terra. Ora tutti la stavano guardando. Il suo vestito era impregnato di una sostanza che brillava alla luce della luna. China sulla grande testa del drago bianco impugnò dolcemente un lembo della veste e strizzò piano lasciando cadere alcune gocce argentate.
Lentamente Katya aprì gli occhi, e sorrise.

(Alessandro Bertoni )

Capitolo 8

“ Principe Ghared. ”
Whyrm avvicinò il muso al fianco del ragazzo, mentre veniva medicato da Jenn, uno degli uomini del nord che si erano battuti con più coraggio.
Il principe fece di tutto per non sussultare, ma quello scontro con Lasa-ar aveva lasciato il segno, non riusciva a non pensare che si trovava lì soltanto per l’arrivo tempestivo di Kurgran. Il drago si era sacrificato per lui, e non avrebbe mai potuto ringraziarlo.
“Principe, ci dobbiamo rimettere in marcia, so che sei ferito, ma se non ci riuniamo subito, l’Usurpatore avrà un esercito sempre superiore con il quale poter vincere. ”
Ghared annuì, ringraziando Jenn e cercando di stabilizzarsi sulle gambe stanche. “ Verranno davvero, signore ” chiese allo Sfavillante. “ … draghi più antichi che possano sconfiggere l’Usurpatore? ”
“ Ne sono convinto. E tu dovrai esserci, perché il Patto porti alla rinascita di una pace tra le nostre stirpi. Non ci dovrà essere più nessun Folle ad asservire le nostre terre. ”
“ Andiamo, allora. ”
Gli uomini scesi dai Crinali orientali erano più che mai decisi a fornire le loro forze anche nella battaglia decisiva. Sarebbe stato da incoscienti pensare che il Re Folle non avesse riserve per gli Sterminatori uccisi. In più, c’erano le streghe che aveva trovato il modo di asservire. Una di loro aveva attaccato Kurgran, permettendo all’Usurpatore l’affondo finale. Era quel potere a preoccupare maggiormente Ghared, perché colpiva vigliaccamente.
Nel marciare in testa a quel neonato esercito, una forza che si doveva ancora compattare ma che aveva sicuramente un ideale comune, il giovane guardò in alto, verso le immense figure alate che ora li guidavano: la rassicurante presenza dello Sfavillante, il volo ancora incerto dei cuccioli che Kurgran aveva messo al riparo.
Non voleva pensare un istante di più all’eventualità che l’Usurpatore potesse vincere, uccidendo anche loro. Qualsiasi incantesimo possedessero gli Sterminatori, non potevano lasciare che dilaniassero tutto il loro mondo.
“Attenti! ” gridò qualcuno dal termine della lunga fila.
“ Principe! ” giunse nello stesso istante l’avvertimento da Whyrm.
Non ci fu il tempo di imprecare, soltanto quello di sfoderare la spada e lottare contro il primo di una squadra di Sterminatori.
Si sono resi invisibili!
Sembravano davvero nascere dal nulla, le loro corazze scure coloravano le rocce attorno a loro come insetti enormi e letali. Alcuni di essi attaccarono gli uomini, ma in quel mulinare di lame Ghared intravide molte delle loro teste alzarsi verso i draghi.
“ Noo! ”
La mole dello Sfavillante era come raddoppiata nella sua furia, ma finché l’Usurpatore fosse riuscito a tenerli impegnati in due battaglie parallele…non avevano possibilità di aiutarsi realmente l’un l’altro.
Ed eccolo ridere di loro, il Re Folle, lucente nella sua armatura, scelta per quella che sentiva già una vittoria. Quando lo vide avanzare verso di lui, Ghared aveva respinto a fatica uno degli Sterminatori, per di più senza riuscire a renderlo inoffensivo. Ansimante, non poté fare altro che cercare di riprendere fiato e concentrazione, quando capì che aveva deciso di scontrarsi proprio con lui.
“ Come farete adesso, eh? ” lo denigrò la voce asciutta da dietro l’elmo.
L’aria si fece progressivamente più densa e soffocante. Un istante dopo, l’Usurpatore attaccò, non soltanto con la spada, che stridette contro la lama di Ghared. Attaccò con un’arma che Ghared percepì e non poté respingere. Il principe serrò i denti, tenendo faticosamente l’equilibrio sotto il peso del nemico.
Tentò di orientarsi, di capire dove fossero Whyrm e i due figli di Katya, cercò con lo sguardo dove stessero combattendo Jenn e gli altri, ma le sue percezioni e i suoi sensi non collaborarono. Erano come…spenti.
“ Vedo che hai capito ” disse Dakran. “ Non ci saranno altri draghi a salvarvi, principe. Il tempo dei draghi è finito. ”
Alzare nuovamente la spada costò a Ghared un sforzo indescrivibile, fu come dover rompere una guaina di cuoio divenuta un sudario, un bozzolo maligno che si oppose al più semplice movimento.
Il principe urlò tutta la sua frustrazione, ignorando la risata del Re Folle, liberando tutta la sua collera al pensiero che ogni istante poteva decretare la morte di decine di uomini attorno a lui…e che lui non poteva aiutarli.
“Sei ridicolo ” volle umiliarlo Dakran, sovrastandolo. Ghared era sul punto di accasciarsi a terra, ma non voleva cedere.
“ I miei figli, le mie creature regneranno su queste terre. La strega ha ceduto come aveva fatto sua sorella. Mi consegnerà lei stessa gli ultimi draghi. ”
“ No! ” gridò il giovane, avventandosi contro la figura ben più massiccia dell’Usurpatore.
Lo costrinse a indietreggiare di qualche passo, ma all’improvviso lo vide sparire in quell’invisibile densità stregata. Prima di avere i tempo di voltarsi, Ghared sentì un taglio aprirsi sulla propria schiena, tra le scapole, poco profondo ma sufficiente a sorprenderlo e indebolirlo.

(Francesca Poggioli)

domenica 22 febbraio 2009

Ultimo Sforzo

Siamo stati fortunati. Anche questa volta sono giunti due capitoli che, con un po’ di editing abbiamo potuto pubblicare in sequenza come capitolo 6 e 7. Abbiamo scelto questa soluzione perché la storia andava portata verso la sua conclusione. Il Capitolo di Francesca (postato come Capitolo 6) faceva incontrare Endenielle e i draghi e spiegava alcune interessanti particolarità del rapporto tra Sapienti e progenie di Whyrm. Il Capitolo di Daniela (postato come Capitolo 7) era un perfetto raccordo tra tutti i filoni narrativi della storia che ci permetterà di giungere alla conclusione. Il prossimo capitolo, infatti, l’ottavo, deve essere l’ultimo. In questo capitolo tutto dovrà risolversi, salvo l’eventuale epilogo che scriveremo come redazione se fosse necessario. Come le autrici noteranno, abbiamo editato in maniera “invasiva” il loro capitoli. È stato necessario procedere in questo modo proprio per dare l’ultima sterzata alla storia che può così imboccare la strettoia finale. Ringrazio Francesca, Daniela e tutti coloro che hanno partecipato per la collaborazione. Ora l’ultimo capitolo, l’ottavo. La scadenza è la mezzanotte di venerdì 26 febbraio 2008. Inviate il file a bookmodena.fantasy@gmail.com. Buona fortuna!

Capitolo 7

Endenielle e Katya attraversarono il Braccio Meridionale dei Crinali Occidentali, quando il Mese del Sole Morente stava terminando. La Festa del Passaggio dall’inverno alla primavera si sarebbe tenuta nella Grande Valle quattro giorni più tardi. Loro, però, non l’avrebbe festeggiata. Avrebbero superato un passo minore, a nord di Porta di Ponente, nella speranza di non incontrare gli uomini dell’Usurpatore che ormai controllavano gran parte dei passi, anche da quella parte della Valle. Sarebbero riusciti a rintracciare Arghanteron Vento Argenteo? Stretta al drago bianco, Endenielle aveva freddo.

“Nascondetevi”. Kurgran Manto d’Ebano era stanco. Il sole lanciava dardi roventi sul Deserto Ignoto, riflettendosi sulla biancheggiante distesa di rocce calcaree in riflessi abbacinanti. Infine, gli Sterminatori erano giunti sino a loro. Erano trascorsi diversi giorni da quando Lasa-ar li aveva scovati poche miglia all’interno del deserto, in una bella oasi. Halandor e Jalandrin erano stanchi. Le loro acerbe ali si affaticavano facilmente e così i fuggiaschi erano atterrati per rifocillarsi. Kungran era preoccupato dalla penuria di cibo. I draghi dovevano divorare diversi bovini adulti al giorno e il deserto offriva solo pochi rettili e qualche cammello. La sua vista era acutissima e aveva scorto il mare all’orizzonte. Ancora pochi giorni di viaggio - aveva sperato - e l’Oceano Rosso avrebbe permesso loro di avere cibo in abbondanza. Mentre volteggiava nei pressi dell’oasi in cerca di cibo, Kungran aveva individuato una centuria di Sterminatori. Con loro c’era certamente una Sapiente, altrimenti non li avrebbero trovati. Lasa-ar aveva sicuramente scoperto come assoggettare alla sua volontà la donna che li aveva scovati. I fuggiaschi si erano alzati in volo, ma la Sapiente li aveva colpiti. Kungran aveva percepito chiaramente il grido di dolore della Sapiente. Si chiamava Hayrin. Si era maledetta per ciò che aveva dovuto fare. Kungran sapeva che la donna era innocente: la progenie del Re Folle aveva individuato il loro Tempio Segreto dove era custodita la fiamma della loro sapienza. Imprigionando la fiamma gli Sterminatori, potevano costringere le Sapienti ad obbedire loro. Hayrin, però, aveva una tempra eccezionale. Così era riuscita a disobbedire, all’ultimo momento, all’ordine del suo carceriere. Aveva colpito i draghi, scatenando una tempesta di sabbia che li aveva costretti ad atterrare. Aveva separato Katya dai suoi figli, ma li aveva salvati celandoli a Lasa-ar. Ora, però, lo Sterminatore era lì. Kungran sapeva che avrebbe dovuto combattere.
Whyrm lo Sfavillante era consapevole di avere poco tempo. Non aveva quasi mai dormito da quando, giorni prima, gli era giunto l’urlo disperato di Katya. La sposa di Jahagl il Venerabile era stata separata dai propri figli e il suo dolore di madre aveva superato il Deserto e il Mare giungendo all’Isola di Fuoco. Il Signore Dorato avrebbe voluto piombare sulla Grande Valle con tutti i suoi draghi e con un esercito di Grandi Lucertole. Non poteva. L’Isola era stata sigillata da Arghanteron per impedire che gli uomini tentassero nuovamente di carpire il potere dei draghi. Arghateron aveva dato facoltà di scelta ai suoi sudditi e quattro stirpi di draghi avevano decidere di lasciare la loro terra, per vivere in quella degli uomini. Solo al Re dell’Isola di Fuoco era consentito attraversare i Cancelli Rossi. Per questo motivo, nessuno dei fuggiaschi avrebbe potuto raggiungere la salvezza sull’Isola, senza l’aiuto di Arghanteron. Solo lui poteva sciogliere il sigillo e permettere ai Draghi di lasciare l’Isola per combattere quella guerra e porre fine una volta per tutte all’Usurpatore. Per questo motivo aveva ordinato a Katya e al principe Ghared di trovarlo. Sperava che la giovane Sapiente trovasse Katya e la conducesse da Arghateron. In quel momento, però, Whyrm non aveva tempo di fantasticare. Aveva individuato Manto d’Ebano e la progenie di Jahagl. Kungran e i piccoli erano in pericolo. Le armature degli Sterminatori nereggiavano sulla sabbia bianchissima del deserto, gli elmi in foggia di lupo e i loro tubi che lanciavano fuoco venefico. Vide la Sapiente prostrata dallo sforzo di inibire i poteri di Kungran.
Lasa-ar assaporò il trionfo. Kungran Manto d’Ebano era un avversario temibile, ma era solo. Nonostante questo, il suo soffio aveva avvolto in una bruma mortale almeno trenta dei suoi Sterminatori. Questa volta, però, la Strega aveva collaborato. Era stato sufficiente gettare acqua gelida sulla fiamma della sua intelligenza, che era imprigionata nell’ametista dove l’aveva rinchiusa il suo Signore. Halin aveva collaborato a differenza di quella insulsa di Hayrin. Così il canto della Stregha aveva assorbito il potere di Manto d’Ebano. Ogni soffio nero del drago aveva ucciso gli uomini di Lasa-ar, ma era stato rivoltato contro di lui dalla Strega che, lentamente, ne aveva assorbito l’energia vitale.
Avrebbe portato l’enorme testa di Kungran al suo Signore. Dopo il fallimento con Hayrin, aveva temuto di perdere la stima del suo Re. Con quella vittoria, l’avrebbe riconquistata.
Un urlo di terrore lo distolse dai suoi pensieri. Era la Strega. Una tremenda sensazione si impadronì di lui. Come una furia si voltò verso le retrovie del suo schieramento e rimase impietrito.
Il drago più grande che mai avesse visto troneggiava nel cielo terso del meriggio. Era lungo almeno il doppio di Manto d’Ebano e la sua apertura alare era mostruosa. Il sole dardeggiante del deserto si rifletteva sulle scaglie dorate del drago, trasformandolo in un incubo fiammeggiante. Aveva solo sentito parlare dell’esistenza di quel mostro.
Whyrm lo Sfavillante.
Il Re dell’Isola di Fuoco piombò sugli Sterminatori senza pietà. Sembrò che il Sole stesso fosse precipitato sull’esercito dei Lupi Neri, incenerendolo.
“Ho fallito”. Gemette Lasa-ar Whyrm, mentre lo investiva un soffio di luce scintillante che lo abbacinò e lo arse come fosse un ramo secco, incendiato dal riflesso del sole.

Colui che i Draghi e i fedeli del principe Ghared chiamavano l’Usurpatore, imprecò. Lasa-ar era morto, ucciso da Whyrm lo sfavillante, assieme a cento Sterminatori di Draghi. Aveva eliminato Manto d’Ebano, ma i figli di Jahagl erano vivi e, ora, volavano verso l’incontro con la loro madre. Lasa-ar aveva liberato l’essenza del Re Folle dalla sua prigione di buio e aveva così dato vita a Dakran, l’Usurpatore, che ora piangeva il suo più potente servitore. Poche ore prima di apprendere quella notizia, il Re Folle si era sentito sicuro della vittoria finale. Adesso, però, quel trionfo era appeso ad un filo. Doveva impedire a Ghared di ricongiungersi con Endenielle e Katya. Poi si sarebbe occupato dello Sfavillante. di incontrarsi con Arghanteron Vento Argenteo. Per pochi minuti i suoi uomini avevano avuto in pugno il ragazzo, poi gli Uomini del Nord erano piombati su di loro per liberarlo. Quella variabile era sfuggitane suo piano. Gli abitanti dei Crinali Occidentali erano sempre rimasti neutrali. Perché ora si intromettevano in quel conflitto? Queste e altre domande turbavano colui che era stato il Re Folle. Perché i draghi stavano convergendo verso quelle cime aguzze ed inospitali?
“Muoviamoci!”. Ordinò al suo esercito, dalle armature di pece. Il Passo di Rhio era distante solo un giorno di cammino dalla sua armata. Sopra di lui, il Braccio Meridionale torreggiava con i suoi boschi innevati e le cime incoronate da nubi.

(Daniela Ori)

Capitolo 6

“ Cercaci. ”
La voce risuonò nella mente di Edenielle, pacata eppure maestosa.
“ Cercaci, sei rimasta solo tu. Il Patto ha bisogno anche di te, l’ultima delle streghe che sapevano ascoltare…e parlare con la mia stirpe. ”
Edenielle scivolò a terra, la schiena contro la roccia sulla quale aveva cominciato il proprio turno di guardia, all’estremità dello spazio che avevano eretto a loro bivacco. Sakran e Fardin erano due compagni di viaggio silenziosi, ma molto abili a destreggiarsi tra foreste e boschi innevati. Endenielle ringraziò gli Dèi, per il dono di averli incontrati. Era la seconda notte di viaggio, per lei l’ennesima popolata da incubi. Non voleva più chiudere occhio, se poteva evitarlo, ma la stanchezza del corpo reclamava un’attenzione che non poteva più ignorare, se voleva conservare la lucidità.
Quella voce nella sua mente stava cambiando tutto. Non poteva essere ignorata.
La terrorizzava, toccava il suo cuore, completamente indifeso a causa della morte di Hairyn.
Niente di quello che aveva sperato di riuscire a fare era possibile.
“ Non è vero, ragazza ” si unì una voce diversa, “ non è così. Nemmeno io ho perso la speranza di ritrovare i miei figli. Se cederai, tua sorella morirà una seconda volta. ”
La tristezza che permeava quel timbro vocale fu peggiore di qualsiasi giudizio Edenielle avesse potuto immaginare. La voce di una madre, la voce del drago che l’Usurpatore aveva voluto colpire, usando il potere di Hairyn.
“ Tu e il giovane Ghared siete la via per rinsaldare l’alleanza. Io ti prego, devi trovare il coraggio. Devi aiutarci a trovare il solo drago che può ancora fare qualcosa. ”
Non sa a chi lo sta chiedendo, si disse Edenielle.
“Oh, io credo proprio che lo sappiano, giovane strega ” disse la voce alle sue spalle, mentre due braccia la bloccavano da dietro. “ E rimpiangeranno amaramente di aver cercato la tua mente. ”
Gli Sterminatori piombarono su di loro, le corazze color pece e gli elmi in foggia di lupo ringhiante. Una lama scintillò nel buio e Sakran rantolò di morte prima di potersi alzare dal giaciglio. Fardin fu più lesto e si erse innanzi al fuoco con la spada in pugno.
No, doveva riuscire a scappare, ad avvertirli!
“ Voi, feccia, non vi arrendete mai, nemmeno con un cappio al collo? ”.
Come aveva fatto a carpire la voce del drago nei suoi pensieri?
La morsa sulle sue braccia sembrò diventare di ferro, e la magia di Edenielle imboccò canali che non aveva nemmeno mai immaginato di possedere. La disperazione alimentò se stessa, annebbiando ogni razionalità; non vide più nulla, non sentì più nulla, voleva solo liberarsi da quelle mani e per riuscirvi colpì.
Il soldato che la teneva indietreggiò soltanto con il corpo, non allentò la presa all’altezza dei suoi gomiti.
“ Lasciala a me ” ordinò il centurione degli Sterminatori, riconoscibile per il mantello color porpora. “Occupatevi del ragazzo”
“ Noo! ” gridò lei, scalciando con tutte le sue forze, fino a che una corda ruvida non le circondò il collo, annodandosi con uno strattone che le fece strabuzzare gli occhi.
Tentò di colpire di nuovo, ma si ritrovò a terra, ai piedi del centurione.
Sentiva un fuoco divampare sotto pelle, la testa sul punto di scoppiarle, colma di urla che non erano soltanto le sue, vi erano anche quelle dei draghi, che reagivano rabbiosi al suo dolore.
“ Coraggio, chiamali ” Il sorriso dello Sterminatore era un digrignare di denti, appena percepibile oltre la maschera ringhiante di lupo. “Chiama in aiuto i tuoi amati draghi. Forse ti rivelerai più utile di quanto sia stata tua sorella. ”

Un tuono rombò tra le rocce, incrinando per un breve istante la sicurezza dello Sterminatore; subito dopo, un silenzio irreale lo inghiottì ogni suono. In quell’immobilità, anche il cuore di Edenielle sembrò aver cessato i suoi battiti.
“Portatela nel carro! Non ci fermeremo fino a che non saremo di fronte al Re”.
Il drago proprio allora sorvolò l’area rocciosa, oscurando il cielo che volgeva all’alba, spalancando le fauci in risposta alle prime frecce che mirarono alla sua corazza.
La fiammata punì i due arcieri che si erano appena esposti; un cieco terrore pietrificò Edenielle, quando la testa della creatura si volse nella sua direzione. Fu in quel momento che vide una macchia sul lungo dorso di scaglie lucenti.
Non ebbe il tempo di capire: inaspettatamente, il centurione la gettò di lato, mandandola a sbattere contro un masso. L’impatto con la superficie appuntita le strappò un gemito.
Quando riuscì a riaprire gli occhi, almeno tre gruppi di soldati erano comparsi agli ordini di Lasa-ar. Lance e sfere chiodate costrinsero il drago a salire di nuovo per schivarle.
La voce del drago parlò di nuovo nella sua mente: “ Devi aiutarci, ci sono Sterminatori ovunque! Da sola non posso… scendere a prenderti. ”
Il centurione rise apertamente, reclamando vicino a sé Edenielle con un unico strattone alla corda. Fu come una frustata, per lei. Un marchio apposto sul suo potere.
“ Colpiscili, adesso! Mostrami il tuo tocco. ”
“ Noo! ” urlò il giovane uomo che si lasciò cadere dal dorso del drago.
Gli Sterminatori furono veloci ad accerchiarlo e la scena sembrò divertire molto lo Sterminatore, che si mosse verso il ragazzo con estrema calma. “Non puoi impedire che la mia strega obbedisca, non può sottrarsi al potere di uno Sterminatore”.
“ Sono disposto a ucciderla, se servirà a non renderla tua ” rispose l’altro, bilanciando la lama davanti a sé mentre l’uomo col mantello estraeva la propria.
Nella morsa del luogotenente, Edenielle desiderò davvero la morte. La preferiva al ritorno di quel dolore, alla consapevolezza di esser stata anche lei un’arma nelle mani dell’Usurpatore. Non le restava altro.
“Tieniti pronta. Farà male. ”
Soltanto il nuovo messaggio del drago alla sua coscienza le permise di mantenere i nervi saldi, mentre assisteva impotente ai primi affondi del centurione, un abile spadaccino a confronto con un giovane sconosciuto che impugnava la spada con coraggio, ma che sembrava troppo stanco e provato per resistere a lungo.
Le mani di Edenielle strinsero convulsamente la corda che cominciava a segnarle il collo.
Poi una forza indescrivibile la afferrò, gli artigli la agguantarono e le zampe del drago la circondarono, alzandola in volo. Solo giunta a sei piedi di altezza, sperimentò il dolore che il drago le aveva annunciato: dover affrontare lo spezzarsi improvviso dell’incantesimo con cui lo Sterminatore stava iniziando a dominarla. Se fosse rimasta lì ancora pochi istanti…
Il pensiero di quel controllo sulla sua mente la disgustò. Sotto di loro, il ragazzo faceva l’impossibile per fronteggiare lo Sterminatore. “Non può farcela! Devi portare in salvo anche lui!”
“ Lui ha la sua missione da compiere, tu hai la tua. Dobbiamo trovare i rinforzi. Noi voleremo verso il passo di Rhio e cercheremo Arghateron, il più potente tra i draghi”.

(Francesca Poggioli)

lunedì 16 febbraio 2009

Siamo in dirittura di arrivo

Grazie a tutti coloro che si sono cimentati nella scrittura di questo cinque capitoli.
Rrestano ancora due capitoli da scrivere per cui è il momento di imprimere alla storia una certa accelerazione. Katya e il principe Ghared stanno partendo alla ricerca del possente Arghanteron, l'unico in grado di sconfiggere le Streghe degli Sterminatori di Draghi. Ci riusciranno? Che fine hanno Kurgran e i figli di Katya? Come mai il grande Whyrm ha raggiunto i fuggiaschi dalla sua terra incantata oltre il Deserto Ignoto e l'Oceano Rosso?
Per rispondere ad alcune di queste domande nel capitolo 6 avete tempo sino alla mezzanotte di sabato 21 febbraio. Buon lavoro.

Capitolo 5

Ghared si risvegliò e lentamente mise a fuoco l’ambiente circostante. Era giorno, il cielo di un azzurro intenso; gli unici suoni lo stridio dei gabbiani e la risacca delle onde. Era steso su uno sperone di roccia levigata dal vento che si protendeva dalla scogliera per almeno venti piedi sul mare.
I suoi ricordi dal bosco di Saàrna erano vaghi, confusi con il sogno: il drago bianco, il dolore delle ferite, qualcosa di liquido e bruciante sul suo corpo, il volo sul mare racchiuso tra le zampe della creatura; e quelle parole, incomprensibili, simili a ruggiti sommessi che ancora risuonavano nelle sue orecchie. Doveva aver perso coscienza diverse volte e per molto tempo. E le sue ferite erano guarite.

Non riusciva a capire in che luogo si trovasse, camminava da circa un quarto dell’arco solare in cerca di civiltà, di un porto, un insediamento. Niente, solo scogliere. I suoi sospetti furono confermati quando giunse nel luogo da cui aveva iniziato il cammino: era su un’isola, solo e senza la sua spada.
Quando sentì il battito d’ali il primo istinto fu di nascondersi: si gettò dietro una sporgenza e osservò l’enorme drago atterrare poco distante da dove si era risvegliato. Era la creatura che aveva visto nella pozza poco prima di perdere i sensi, ne era sicuro: quegli occhi incredibilmente espressivi e velati da una grande tristezza erano rimasti fermamente incisi nel suo animo. Decise di farsi avanti.

Katya osservò Ghared mentre si avvicinava, ”bene” pensò “si è completamente ristabilito; è una fortuna che il sangue di noi draghi abbia effetti incredibilmente rigenerativi sugli umani”. Tentò ancora una volta di parlargli, inutilmente: solo a pochi era concesso il dono di comprendere la lingua ancestrale della sua razza. Non poteva sperare anche in quel colpo di fortuna, era già tanto essere riuscita a raggiungere l’Isola. Ma ora che il giovane era completamente cosciente avrebbe potuto entrare in contatto con la sua mente, placare i suoi timori e forse trasmettergli alcuni frammenti di ciò che era accaduto durante la sua convalescenza.

Ghared avvertì un forte senso di nausea mentre per la prima volta apriva la mente all’intelletto del drago. Durò un istante: era stato investito da emozioni sconosciute, angoscianti, come la perdita dei propri figli e il genocidio della propria stirpe, si erano susseguite in pochi attimi le immagini degli eserciti degli sterminatori, i grandi corpi straziati dei rettili, due cuccioli di drago inghiottiti dall’oscurità; vide sé stesso combattere nel bosco, si vide cadere, raccogliere dal drago, capì che le sue ferite erano state curate con il sangue del suo salvatore; ripercorse il loro volo attraverso il grande mare, e ora sapeva esattamente dove era e perché.

“Ecco la tua spada” disse Katya porgendo la lama di straordinaria fattura a Ghared. “Ti chiedo perdono ma avevo bisogno di una prova da portare al sommo Whyrm prima di condurti da lui. Egli desidera vederti, principe”. Il grande dragone avrebbe sicuramente trovato una soluzione affinché si capissero. Ghared comprese l’invito a salire sulla sua schiena.
Quando sentì le braccia del giovane strette al suo collo si alzò in volo: prima goffamente, sbattendo le grandi ali per prendere quota, poi sempre più fluida nei movimenti mentre cavalcava e risaliva le correnti ascensionali d’aria calda, fino ad avere la visuale di tutta l’isola. Sentì il grido di meraviglia di Ghared e le sfuggì un sorriso, il primo da quando…aveva perso Halandor e Jaladrin. Vide la montagna solitaria dalle pareti ripide e scoscese, reggia dello Sfavillante. Si gettò in picchiata.


Lo stomaco di Ghared stava ancora cercando di tornare al suo posto mentre attraversavano in volo la lunga caverna naturale, simile a un largo corridoio dalla volta altissima. Per uno strano prodigo della natura la luce filtrava dall’esterno e sotto forma di grandi raggi attraversava l’ambiente riflettendosi sulle pietre e i minerali presenti in grande quantità nella roccia. Ma il principe ebbe poco tempo per stupirsi perché nella grotta successiva si trovò al cospetto della creatura più grande e maestosa che avesse mai incontrato.
Il grande drago d’oro era colossale, ritto sulle possenti zampe anteriori al centro della caverna. Le scaglie dorate scintillavano e spandevano riflessi accecanti al più piccolo e impercettibile movimento rendendo lucida e cangiante la sua pelle metallica. Il corpo e la testa dell’antico rettile non avevano speroni ossei ma solo ampie placche d’oro ovali giunte tra loro, dalla cresta rialzata e affilata. Tra i fumi del fiato incandescente gli occhi del dragone fissavano Ghared e Katya, densi e sfavillanti come oro fuso.
“Benvenuto, Principe degli Uomini. Io sono Whyrm lo Sfavillante, ultimo dei Dorati, e padre della progenie dei Draghi che da secoli abita la terra dei tuoi antenati”
Katya chinò il capo al cospetto dell’enorme drago. Ghared, che aveva sentito rimbombare nella sua mente le parole della creatura imponente, chinò il capo in segno di rispetto.
“Grande Whyrm, gravi avvenimenti hanno sconvolto…”
“Conosco la tua storia, i tuoi lutti, e la triste sorte a cui è andata incontro la mia stirpe. E conosco il flagello che imperversa tutt’ora nella Grande Valle. Il rancore che muove gli esseri che chiamate Sterminatori risale all’era in cui i primi Draghi sorsero dalle viscere dei Monti di Fuoco”.
“Esseri? Come è possibile loro sono uomini…” disse Ghared, confuso.
“Un tempo lo furono, all’alba della civiltà, quando strinsero le prime alleanze con i padri della mia razza. Ma uno di essi, un folle re bramoso di potere e dedito a pratiche occulte, uccise un drago per servirsi del suo sangue in un rituale oscuro, mirato a donargli la forza e l’immortalità dei miei antenati. Egli pagò con la vita le sue azioni ma riuscì a dare vita a una confraternita di esseri accecati dall’odio, più longevi degli umani e votati allo sterminio dei draghi per assimilarne la grandezza”.
Ghared capì: la potenza degli sterminatori, le loro armi, l’ascendente dell’Usurpatore sul suo popolo. Era sconcertato e si appellò alla saggezza del grande drago d’oro per capire in che modo sconfiggere gli Sterminatori.
“Fu combattuta una guerra sanguinosa nella quale la maggior parte dei miei padri persero la vita. Ma alla fine il re Folle fu sconfitto da Arghanteron, il più possente dei draghi d’argento. Dopo aver eliminato la minaccia che gravava sulla mia stirpe egli scomparve nelle profondità dei Crinali Occidentali, nella terra che oggi appartiene agli uomini del Nord. Egli è l’unico in grado di estirpare il male che minaccia le nostre razze”.
“Ma…grande Whyrm…come faremo a trovarlo?” Chiese Katya con voce rotta dall’emozione.
“Quando venne suggellato il Patto di Sangue raccolsi alcune donne umane e affidai loro un sapere da custodire con molto riserbo: insegnai loro la lingua dei draghi, come percepire la nostra presenza, come condividere i nostri pensieri ed emozioni e molte altre capacità. Trovate una di queste donne, ella vi condurrà verso l’ultima speranza che ci rimane”.

(Alessandro Bertoni)

lunedì 9 febbraio 2009

Capitolo 4

Lasa-ar sferrò un calcio allo stomaco della strega. In quel grumo di carne spinto in un angolo della cella era rimasto ben poco di umano.
Questo rafforzava la sua rabbia per il tentativo della strega di ingannarlo. Credeva di non essere smascherata?
“ L’ordine era di uccidere i due draghi, i figli del Venerabile ” Gli occhi dell’Usurpatore erano fessure su un volto che pareva essere scolpito nella roccia.
La donna in catene alzò lo sguardo verso Lasa-ar, la sua imponente figura che giganteggiava su di lei. “ Li ho…disorienta-ti. Li ho fatti cadere. ”
Li aveva strappati alla loro famiglia, e si odiava per questo; ma la separazione lasciava ancora in vita la speranza. Farli morire davanti agli occhi della madre…non se lo sarebbe mai perdonata.
“ Sai cosa questo significhi, ciò che ti avevo promesso se avessi proseguito nella tua resistenza”. “Lasa-ar…”
“ Mio Signore? ”
“ Assicurati che questa pezzente resti in vita, fino a che non sarà giunta la sua cara sorellina. ”
“ Noo! ” Gli occhi sbarrati su un orrore che ormai poteva vedere soltanto lei, Hairyn si gettò nel vuoto davanti a sé, come se potesse raggiungere Edenielle, quanto di più prezioso aveva cercato di proteggere.

Quando riprese i sensi, quel senso di perdita era ancora potente in lei, provocandole lunghi brividi.
Il vuoto che aveva dentro la portò alle lacrime.
“ Non credo di poter fare molto, per lei ” mormorò una voce.
Edenielle aprì gli occhi, scoprendo una candela a meno di un palmo dal proprio viso. La mano che la reggeva era la stessa che le aveva tappato la bocca, nel vicolo.
Furono invece le mani di un anziano a spingerla sul giaciglio, quando cercò di alzarsi.
“ Hairyn…”
“ Resta ferma. ” disse l’uomo, posando la candela su una botte, accanto a lui.
Edenielle scosse la testa, colta dal primo di una nuova serie di singhiozzi. Stava ricordando tutto, troppo velocemente.
Il mercante interrogato dal soldato, il nome di sua sorella…
“ Stanno andando a casa di Mastro Kean! ” Doveva avvertirlo.
“ E’ troppo tardi, ragazza. Mi dispiace. Nulla li avrebbe convinti a risparmiarlo, dopo aver saputo che la strega ti aveva lasciata da lui. ”
La strega.
“ Hairyn non farebbe del male a nessuno! ”
Vide i due volti fissarsi cupi, nella penombra che lei non riusciva a penetrare, gli occhi velati da lacrime di rabbia impotente.
“ La Hairyn che tu conoscevi potrebbe non esistere più. ” Quelle parole la raggelarono, perché non v’era giudizio in esse, ma rassegnazione.
“ Cosa volete dire? E poi chi siete, perché mi avete portata via? ”
“ Sei crollata a terra sotto i miei occhi e hai cominciato a muoverti a scatti, non potevo certo lasciarti lì. In più, i soldati avevano sentito…e stavano tornando verso il vicolo. ”
“ Il giovane qui con me non ha avuto scelta. Loro non avrebbero impiegato un attimo di più a capire che anche tu senti i pensieri dei draghi. ”
Edenielle si morse il labbro inferiore. “ Non ditelo più! ” si scostò dalle gambe la rozza coperta che vi era stesa. “ Devo trovare informazioni su di lei. Devo andare da Hairyn. ”
“ Prenderebbero anche te. Lei adesso è un’arma nelle mani dell’Usurpatore, non capisci? ” replicò
l’ anziano.
“ L’hanno costretta a…” Edenielle non poté più fingere di non capire.
Stavano usando Hairyn, cosa la stavano costringendo a fare?
“ Cosa vedevi, quando…”
Si voltò adirata verso il giovane, sedutosi accanto a lei per farle quella domanda, più confuso di lei. Chi era?
Si fece coraggio e si asciugò le lacrime, pregando che la voce non le si incrinasse. “ Voglio sapere chi siete? Come sapete cosa mi è successo? ”
“ Noi eravamo a contatto con il pensieri dei draghi, ragazza, anche se non direttamente come te e dama Hairyn, per esempio. Noi crediamo nel Patto di Sangue: ormai solo la collaborazione tra gli ultimi draghi e gli uomini che avevano stretto questo legame con loro può salvarci. E’ questo che l’Usurpatore vuole scongiurare. ”
Edenielle faticava a seguire il ragionamento dell’uomo più vecchio, mentre l’altro la guardava ora assorto. I capelli biondi erano sporchi di fango, gli occhi scuri parevano foschi, spenti.
“ Il Patto di Sangue? Non esiste più nessuno che…E poi l’Usurpatore ha proibito di nominare i draghi. Voi…pensate di potervi mettere contro di lui? ”
Il giovane si alzò di scatto, le labbra sottili tese in una smorfia di rabbia. “ Proprio tu dici questo? Tua sorella parlava ai draghi. Mio fratello l’ha seguita, quando l’hanno presa. Forse è morto, per cercare di proteggere lei e il suo potere. ”
Edenielle capì di aver ferito in qualche modo non solo l’uomo, ma anche il vecchio. “ Mi dispiace. Ma so…so che lei non farebbe mai qualcosa di male! ”
“ Sì, se venisse costretta a farlo ” Fardin parve essersi calmato. “ Non puoi immaginare quali strumenti di ricatto, quali torture ami usare Lasa-ar, agli ordini dell’Usurpatore. Mia madre…”
“ Non ora, figliuolo ” lo calmò l’anziano. “ Vivevamo lavorando per la comunità in cui tua sorella era venuta a studiare i suoi poteri. Streghe, come le chiama l’Usurpatore teme ogni possibile legame che possa rafforzare i draghi: il Patto con gli uomini come il potere dei sapienti. ”
Edenielle avrebbe voluto che smettessero di dire quelle cose. “ Le sapienti avevano insegnato bene a tua sorella come impiegare i suoi poteri. Sappiamo che dama Hairyn era di buon cuore, e lo sei anche tu, ragazza…Mi dispiace. ”
A Edenielle sfuggì un singhiozzo. “ Potrebbe…potrebbe essere ancora viva? ”
“ Non so cosa sperare ” rispose Fardin. “ Ora tu devi pensare a come nasconderti”.
“ Quanti draghi esistono, ancora? ” preferì chiedere Edenielle, forse per concentrare altrove il suo pensiero, così da scacciare l’immagine dell’istante in cui il vuoto inghiottiva il drago, smarrendolo e strappandolo alla madre.
Che orrori avevano compiuto su Hairyn, per costringerla a liberare il suo potere per nuocere?
“ Voglio fare qualcosa anche io. ”
“ Devi restare al sicuro, invece ” disse l’anziano. “ Fino a che il rinnovatore del Patto non si sarà rivelato, anche noi dovremo attendere. ”

(Francesca Poggioli)
Il IV capitolo riprende il personaggio di Lasa-ar il Tumultuoso. Vediamo finalmente in volto l'Uruspatore e veniamo a sapere alcune cose interessanti sulle Streghe. A questo punto, visto che siamo avanti di un capitolo, daremo tempo per il capitolo V sino alla mezzanotte di domenica 15 febbraio 2009. Siamo abbastanza avanti con la storia. Non voglio darvi suggerimenti o imposizioni ma credo sia il caso di cominciare a ragionare in un'ottica di "dirittura di arrivo" visto che abbiamo davanti solo altri 3-4 capitoli. Le domande da porsi sono:
1) Che fine hanno fatto i piccoli di Katya? E i due draghi adulti? Riusciranno a raggiungere Whyrm?
2) Che fine ha fatto il principe Ghared?
3) Come mai l'Usurpatore non vuole che i draghi scappino?
Da queste risposte si deciderà come sviluppare la storia che, necessariamente, deve entrare nel vivo nei prossimi 1-2 capitoli.
Grazie e tutti e a presto.
Gabriele.

venerdì 6 febbraio 2009

Cosa è successo?

Vi aspettavate un capitolo 2 e, invece, trovate un capitolo 3? Ebbene, arrivato come capitolo due solo un testo scritto dallo stesso autore del capitolo 1b. A stretto regolamento nulla vieta che due capitoli siano scritti dallo stesso autore. D'altra parte lo scopo di OPEN BOOK è quello di creare un racconto scritto da più autori. Inoltre ci siamo resi conto che il capitolo 1 a, quello di Francesca Poggioli, si lega abbastanza ai due scritti da Alessandro Bertoni perché in sostanza mostra la scena dalla soggettiva degli uomini dell'Usurpatore e mentre Bertoni scrive dalla aprete dei Draghi e degli uomini ad essi legati dal Pattod di Sangue. Abbiamo, quindi pensato che il capitolo di Francesca poteva essere il capitolo 2 mentre il primo e il secondo di Alessandro sarebbero potuti diventare, rispettivamente, il capitolo 1 e 3 del racconto.
A questo punto, quindi, entro la mezzanotte di lunedì 9 febbraio 2009 chi vorrà potrà scrivere il Capitolo 4. Le possibilità che avete sono due. Continuare a raccontare gli sviluppi della fuga dei draghi e del principe Ghared oppure riprendere la narrazione dalla soggettiva del malvagio Lasa-ar. Ancora, potreste finalmente far incontrare i tre gruppi per iniziare a imboccare il perocrso che ci porterà alla dirittura di arrivo.
Sperando che questo nostro piccolo intervento sia di stimolo, vi auguriamo buon lavoro.

Capitolo 3

“Ciò che mi chiedete è molto” disse, con un marcato accento del Sud, l’uomo alto e dal capo rasato. Scostò la tenda di seta uscendo sulla terrazza: trenta metri sotto la città brulicava di vita, una fitta rete di strade e vicoli si estendeva fin sopra i due promontori che racchiudevano la baia; alcune navi solcavano le placide acque della laguna.
“I mercenari che voi chiedete servono a Saàrna, giovane principe, il mio sovrano non acconsentirà a intraprendere una guerra per una faida che non ci riguarda”.
Ghared si infuriò con sé stesso. Non sarebbe neanche dovuto essere lì, a supplicare questo ipocrita.
“Primo Consigliere Musad, sappiamo entrambi che il reggente di questo regno è un ragazzino dissoluto senza spina dorsale. Siete voi, di fatto, a esercitare il potere. Nel nome dell’amicizia che ha sempre legato i nostri popoli vi chiedo di fare il possibile per aiutarmi. Quando avrò ottenuto ciò di cui mi hanno privato con l’assassinio sarete ricompensato, tutto il regno di Saàrna lo sarà, avete la mia parola”.
“La tua parola, principe? Quanti ti considerano ancora degno di questo titolo? Mi stai chiedendo di privare il mio regno di uomini, per combattere la tua guerra personale.” disse Musad lisciando il pizzo di barba sottile che pendeva dal suo mento.
“Ciononostante, forse posso fare qualcosa per la nave che mi hai chiesto. Nel frattempo rifletterò. I draghi potrebbero rivelarsi utili…la loro protezione potrebbe essere parte del compenso che spetterà al mio…al regno di Sua Eccellenza il mio signore. Ma ora vi prego di seguirmi, sarete affamato”.

C’era qualcosa di poco convincente in Musad, pensò Ghared mentre lo seguiva dentro la sontuosa stanza e poi lungo l’ampia scalinata che conduceva ai Giardini. Non si fidava di lui, ma non aveva avuto scelta. Era stato catturato da una pattuglia poco dopo il confine e aveva dovuto rivelare la sua identità prima che lo imprigionassero: lo avevano portato al cospetto di Musad, un uomo che aveva conosciuto tempo prima durante una missione diplomatica del padre. Non avrebbe accettato cibo né alloggio e sarebbe partito non appena ottenuta la nave: questi erano i pensieri di Ghared mentre attraversava i Giardini, la grande oasi verde attorno al palazzo reale, separata dal caos della città da una cinta muraria alta dieci piedi.
Si accorse che qualcosa non andava quando fu abbagliato da un riflesso tra i fitti rami di una siepe: uomini in armatura, almeno una decina, nascosti dietro le siepi e le colonne del parco; era circondato.
Si fermò mettendo mano alla spada: “Che cosa significa Musad?”
Le guardie di palazzo, in armatura e armate di picche, uscirono allo scoperto.
“Credevi davvero che mi sarei inimicato gli uomini dagli elmi di lupo? Colui che tu chiami Usurpatore sconfigge i draghi, e forse ha già terminato la sua impresa; tu prometti fantasie e leggende. Dimmi giovane principe, perché farsi proteggere dalla preda quando puoi avere il cacciatore dalla tua parte? La tua fuga termina qui. Catturatelo”.
Ghared sguainò la spada mentre le prime picche si abbattevano su di lui. Aveva già deciso di fuggire superando la cinta muraria, doveva solo arrivare alla fontana addossata alla parete che gli avrebbe permesso di scavalcare l’ostacolo.
Scartò bruscamente evitando le aste che si schiantarono al suolo, ne deviò un’altra con la spada, seguendone la lunghezza e arrivando fino al suo possessore: la lama penetrò con forza, poco sopra lo sterno. Estrasse la lama mentre il corpo crollava al suolo e una picca lo ferì alla spalla sinistra: tranciò in due l’asta e con il colpo successivo il braccio del soldato che la impugnava; i nemici esitarono di fronte alla violenza dei colpi di Ghared, che ne approfittò per infliggere un altro affondo letale prima lanciarsi di corsa attraverso i Giardini.

Sentiva la spalla pulsare quando si gettò oltre il muro, atterrando sul selciato. Davanti a lui dipartiva una strada affollata, a destra e a sinistra due guardie si stavano dirigendo velocemente verso di lui. Corse in mezzo alla folla, facendosi largo; salì su un carro spingendo a terra il conducente e aizzò il cavallo al galoppo iniziando una corsa vertiginosa per la strada. Mentre i passanti si scansavano e casse e barili esplodevano spargendo il loro contenuto per strada, si diresse verso la porta della città più vicina.
Il segnale di sbarrare le porte arrivò tardi e Ghared riuscì a oltrepassare il portale sotto una pioggia di frecce: era illeso ma il cavallo aveva un dardo conficcato nella parte alta della zampa posteriore. Voltandosi vide che era inseguito da un gruppo di cavalieri.
Decise di inoltrarsi nella vegetazione deviando bruscamente a sinistra. A quella velocità il carro era incontrollabile e andò a sbattere diverse volte contro gli alberi finché non si sfasciò, proiettando Ghared contro un tronco. Si alzò malamente, con un forte dolore al petto e la schiena ormai lorda del sangue perso dalla ferita alla spalla. Gli inseguitori erano in vista, molti, più di quanti potesse affrontarne in quelle condizioni e stavano avanzando a piedi.
Snudò la spada e si diresse nel folto della vegetazione, tranciando l’intrico dei rami delle piante che crescevano in quella calda regione. Fuggì, fino a quando non giunse a una parete rocciosa coperta di muschio da cui scorreva una piccola cascata, a formare una pozza d’acqua limpida; dietro di essa, una grotta si inoltrava nella parete.
Ghared decise di fermarsi, toccò con la fronte il simbolo reale sull’elsa della spada e aspettò. “Padre aiutami”
“AMNORATH!!” urlò, lanciando il grido di battaglia della sua dinastia.
Il primo soldato spuntò dagli alberi con un grido roco, il principe evitò il suo affondo e colpì tra spalla e collo dello sventurato. Raccolse la lancia del morto e la scagliò contro il successivo che colpito in pieno petto crollò con un gemito sommesso. Altri due spuntarono e si scagliarono su di lui: li abbatté meno rapidamente, venendo ferito alla coscia destra. Giunsero nuovi avversari e arretrato fino alla pozza d’acqua ora fronteggiava dieci uomini. Ferito e con la vista annebbiata, Ghared raccolse le forze per lanciare un’ultima volta il grido della sua stirpe: l’urlo tuonò con una potenza sorprendente, più simile a un ruggito, e l’aria vibrò della sua forza propagandolo e rendendolo terrificante. Il giovane principe crollò in ginocchio, osservando incredulo i soldati fuggire in preda al terrore. Non riusciva a capire, era stato il suo grido? Mentre le forze lo abbandonavano guardò il proprio riflesso nella pozza…non poteva essere...quello non era lui…era…
Cadde riverso, e tutto fu bianco.

Katya si ergeva maestosa, scrutando attraverso i rami per assicurarsi che fossero fuggiti. Chinò il capo verso il giovane valoroso. Era da quando aveva perso Kurgan e i piccoli che non sentiva una parola amica: il ragazzo aveva pronunciato l’espressione che suggellava il Legame di Sangue, motto della famiglia che un tempo regnava nella Grande Valle. Raccolse dolcemente il ragazzo ferito ed entrò nella caverna.

Alessandro Bertoni

domenica 1 febbraio 2009

Capitolo 1

Il sole aveva ormai raggiunto lo zenit quando decise di fermarsi. Attraverso lo spiraglio tra i risvolti del copricapo i suoi occhi grigi osservavano attenti il paesaggio circostante. Davanti si estendeva una vasta desolazione senza ripari e stando alla mappa che aveva rimediato, sarebbe stato così per almeno trenta miglia.
Smontò di sella e fece accucciare la sua cavalcatura e quella di riserva sul suolo arido e pietroso. Le mansuete creature si adagiarono, continuando docilmente a ruminare, insensibili al calore opprimente del Deserto Ignoto.
L’uomo slegò le bisacce e le selle dalle schiene gibbose degli animali, sfilò quattro pali di legno lunghi cinque piedi e montò una semplice struttura coperta da un telo bianco per ottenere riparo dal sole. Scrutò ancora una volta l’orizzonte, attentamente in tutte le direzioni, e si sedette sotto al telo. Slegò il nodo dietro alla nuca che assicurava il copricapo e svolse la fasciatura scoprendo il volto dai lineamenti duri ricoperto da una barba incolta di due settimane, infine liberò i capelli corvini, mossi, che ricaddero sulle spalle. Bevve un piccolo sorso d’acqua, slacciò il cinturone e depositò la spada accanto a sé, coricandosi sotto al riparo improvvisato. Prima di chiudere gli occhi sfilò il pugnale assicurato al fodero della spada e lo impugnò con la mano nascosta tra le bisacce sotto al suo capo.

Si risvegliò di soprassalto e in un guizzo la mano armata scattò, puntando la lama verso il nulla. Poco più avanti un serpente stava risalendo un cumulo di rocce spostandone alcune e provocando un rumore quasi impercettibile, sibilò, e proseguì per la sua strada. Una delle cavalcature emise un brontolio sommesso. L’uomo si rilassò e rinfoderò il pugnale. Radunò le sacche e controllò le provviste, gli otri d’acqua, la sacca contenente la sua armatura, la balestra e i dardi rimasti; infine estrasse la spada, ne saggiò il filo e la tenne davanti a sé per un istante, osservando il simbolo reale incastonato nella coccia, la parte della guardia fra lama e impugnatura.
Contrasse la mascella mentre i ricordi lo assalivano. La notte dell’assassinio di suo padre aveva usato quella stessa spada per aprirsi la via fino alle sue stanze solo per vederlo cadere, disarmato, massacrato dai colpi del vile Usurpatore. Non era riuscito a vendicarlo. Era fuggito di fronte alla schiacciante superiorità dei cospiratori ma forse sarebbe stato meglio morire lì, a fianco dell’unico uomo che avesse mai donato serenità e prosperità alla Grande Valle, piuttosto che sopportare ciò che venne dopo. Fuggendo incontrò ovunque sostenitori del nuovo e autoproclamato Signore degli Uomini, ingannati e raggirati dalle parole eroiche e dalle promesse di gloria. Quanto in fretta ci si dimentica delle azioni turpi di un uomo di fronte a menzogne affabili e promesse di grandezza. Si era ritrovato solo, braccato, le sue esortazioni a ribellarsi non avevano avuto effetto neanche tra i suoi amici più fedeli, dai quali aveva ottenuto solo suggerimenti di mettersi in salvo il più lontano possibile, provviste, bestie da soma e una mappa. Un esilio.
I draghi si erano eretti per secoli a baluardo contro i pericoli esterni ma non avevano potuto fare nulla per proteggere la Grande Valle dai suoi stessi abitanti. Eppure le antiche creature rappresentavano l’unica forza in grado di ristabilire il Patto di Sangue. E finché fosse rimasto in vita anche uno solo dei due rappresentanti dell’alleanza, un drago e un discendente di sangue reale, ci sarebbe stata speranza. Ma non aveva idea di come raggiungere le creature: le montagne del nord fino alle Cime Settentrionali pullulavano di uomini dell’Usurpatore e gli era giunta voce delle loro vittorie schiaccianti. Si sentiva uno stupido per la direzione che aveva deciso di intraprendere, sapeva di comportarsi come un bambino che cerca il reame di una favola, ma l’unica idea che gli era venuta era di raggiungere un luogo di cui parlava sempre maestro Guilmot, il suo precettore, quando raccontava le leggende sulla nascita dei draghi.
L’uomo scosse la testa e guardò il proprio nome inciso sulla lama che gli fu donata dal padre il giorno in cui raggiunse la maggiore età: Ghared, il Principe degli Uomini.

Il caldo si era fatto meno opprimente, era arrivata l’ora di riprendere il cammino.

(Autore: Alessandro Bertoni)


Questo è il secondo dei due contributi che abbiamo selezionato come possibile Capitolo I. Vi è piaciuto? Se sì, inviate entro giovedì 5 febbraio a mezzanotte il vostro seguito a questa traccia, specificando che si tratta del seguito del Capitolo 1A. Se sarete abbastanza convincenti e il vostro pezzo sarà selezionato come possibile Capitolo II, questa traccia (di Alessandro Bertoni) diventerà a tutti gli effetti il Capitolo I. Il vostro contributo va inviato (seguendo le note del regolamento e specificando che è il seguito del Capitolo I (a)) al solito indirizzo bookmodena.fantasy@gmail.com indirizzo che potrete utilizzare anche per chiedere informazioni sull'iniziativa.
Entrambi i capitoli pubblicati abbandonano la soggettiva dei draghi che era la caratteristica principale del prologo. Trattandosi dei capitoli iniziali di una fuga, nulla vieta che il secondo capitolo riprenda, se qualcuni lo desidera la soggettiva dei fuggiaschi. La vostra bravura, in questo caso, starà nel riuscire a farlo senza dimenticare il legame col capitolo II scelto.
Buon lavoro.

Capitolo 2

Lasa-ar sentiva di essere destinato al successo. Il suo Signore stava per conquistare le terre della Grande Valle, dai Crinali Orientali a quelli dell’ovest, e lui era il braccio di questa conquista.
Aveva ordinato di montare un accampamento per la notte, se fosse stato necessario. Sarebbe tornato dinanzi all’Usurpatore con ciò che restava del Manto d’Ebano e della famiglia che quel maledetto drago si dannava per proteggere.
I suoi occhi scuri non si sarebbero distolti da quelle cime fino a che non avesse visto i draghi uscirne per guadagnare il cielo.
La famiglia del Venerabile avrebbe presto tentato la fuga per proteggere i suoi cuccioli. Sarebbe stato il loro ultimo volo.
Lasa-ar non aveva fretta, ora possedeva uno strumento che gli avrebbe assicurato il successo. Un’arma che i draghi adulti – nemmeno i più saggi – avrebbero potuto prevedere.
“ Portatela qui. ”
Sì udì uno sferragliare di catene, che si alternava a passi strascicati sulla roccia dell’altipiano.
Lasa-ar si volse, rispondendo con un sorriso allo sguardo di sfida lanciato dagli occhi castani della strega.
Le si avvicinò, giganteggiando su di lei nella sua armatura brunita. Era tempo di dimostrare a tutti i suoi uomini che non temeva il potere di una schiava dalla volontà ormai spezzata, ridotta al servizio del suo Signore.
Afferrò il mento sporco e affilato della giovane, come se volesse estirparle quella voce che non aveva mai più potuto utilizzare.
“ Il tuo potere viene da qui, non è vero? ” sussurrò a pochi centimetri dal volto che avrebbe potuto storpiare ora, per puro capriccio.
La mano libera si soffermò a stringere il collo della prigioniera, sfiorandone il guinzaglio, poi scese al cuore; l’altra scompigliò i capelli della ragazza.
Un animaletto che aveva divertito le sue truppe, fino a che non era stata appurata la sua utilità per progetti ben più alti.
“ Vogliamo cominciare? Non abbiamo tempo da perdere. ”
Finalmente gli occhi della strega si spalancarono, iniettati di orrore. Ora, soltanto ora stava comprendendo che non avrebbe potuto impedirgli di usarla.
Si stava rendendo conto di ciò che lui poteva costringerla a compiere.
Lasa-ar era elettrizzato dal terrore che percepiva in le, la prima di una serie di armi molto più letali di quelle usate finora. La vittoria conquistata distruggendo i nemici colpendoli a cominciare dal loro stesso cuore.
Strattonò la catena che partiva dal guinzaglio al collo della schiava, costringendola a pochi passi; le storse il braccio dolorosamente, per farle alzare lo sguardo verso le montagne.
“ Non ti dovrebbe essere difficile trovare le povere anime pure di quei due cuccioli di drago, dico bene, Signora? “ la schernì ricordandole ciò che era stata prima della cattura.
“ Che tu sia maledetto! ”
Il grido esplose nell’accampamento, ridondando tra le immense pareti di roccia che lo circondavano. Stanco e spolto, il giovane dai capelli scuri si manteneva in piedi con la sola forza della disperazione. Doveva provenire da una tribù differente da quella che avevano decimato i suoi Sterminatori.
Doveva ammetterlo, lo sguardo deciso del giovane arciere lo divertiva alquanto. Gli volse le spalle, ignorò l’arma puntata verso il vice capitano.
“ Un lattante, ecco il solo disposto a sacrificare la vita per tentare di salvarvi ” Lasa-ar rise in faccia alla donna, senza degnare di uno sguardo la scena del disarmo del suo patetico eroe.
“ Forse dopo che avrai fatto il tuo dovere potrei premiarti, concedendogli ore di vita. ”
Non aveva tempo per spiegarle su quale tipo di vita sarebbe stata, ma seppe che lei aveva capito. “ Chi è lui per te, mia Signora? ”
“ Nessuno ” mentì lei, ostinatamente.
Lasa-ar strinse il suo avambraccio, godendo nel vederla sussultare. “ Comincia, o lo vedrai soffrire come nemmeno immagini. ”
La donna deglutì, serrando gli occhi umidi e rossi di pianto.
“ Il vostro nuovo padrone vuole quei draghi, Signora. Se non sarai tu a toccare la loro anima, sarà un’altra strega che cattureremo. Ma tu non morirai prima di aver visto soffrire tutte le tue Sorelle, e questo prode cavaliere. ” L’urlo del giovane braccato confermò le sue parole.
“ Al lavoro, Signora. ”
La prigioniera annuì, dolorante e finalmente vinta.
Nella gola calò il silenzio, mentre il volto della donna si alzava in lacrime verso le montagne e la voce del giovane ripeteva il suo nome. “ Hairyn, no…”

“ Noo! ”
Edenielle si destò di scatto, la fronte madida di sudore.
L’aveva sognato di nuovo.
Il dolore della perdita, la stanchezza del volo, il non sapere se la fuga avrebbe salvato almeno il frutto dell’amore che l’aveva unita a Jahagl.
Chi era Jahagl?
Non sapeva di chi fossero i pensieri che ormai la dominavano, colmandola di tristezza.
Nel buio del retro-bottega, dove si trovava il suo giaciglio, Edenielle aveva imparato a graffiarsi i palmi delle mani, per non svegliare il tessitore, ma anche per mantenersi vigile e non lasciarsi riprendere dai sogni.
Torna presto, Hayrin. Hai promesso di tornare presto.
Non avrebbe più chiesto che la sorella le insegnasse le sue magie, le bastava che tornasse a prenderla.
Io non so quanto posso resistere, Hairyn.
Quando dopo pranzo salutò Mastro Kean e si diresse a piedi verso la piazza, si accorse di un clima molto diverso dal solito: mercanti e gli acquirenti erano diminuiti ulteriormente, attenti a ben altro che il commercio.
Cercava il banco delle polveri naturali per colorare i tessuti, quando i brandelli di un discorso le fecero accapponare la pelle.
“ Non mentire, vecchio! ” Un soldato stava sbattendo le sue mani sul banco del conciatore.
Edenielle si fece piccola nell’ombra della casa di fronte, restando a guardare dietro l’angolo, il cuore le rombava nel petto.
“ La strega che si faceva chiamare Hairyn ha vissuto qui nel villaggio per una stagione e forse più ” riprese l’uomo. L’artigiano faticava a tenere alto lo sguardo.
“ Le tracce che abbiamo seguito conducono qui. I ricordi della strega ci hanno mostrato la casa in cui aveva lasciato ciò a cui teneva di più. ”
“ Si, c’era una ragazzina, con - ” Il piccolo uomo venne preso per il bavero e sollevato a due spanne da terra.
“ Portaci subito da questo artigiano ” intimò l’altro, “ o dovrò condurti davanti al mio Generale come complice della donna e di tutte le streghe che parlano con draghi e altre bestie reiette! ”
Parlare con i draghi, ecco cosa sapeva fare Hairyn.
Era stato questo potere a condurla nei villaggi vicini, alla ricerca di chi potesse addestrarla.
Il sogno la aggredì di nuovo, facendola tremare.
L’avevano catturata, avevano preso Hairyn?
Edenielle indietreggiò di due passi, più che sufficienti per finire nella stretta dell’uomo che le tappò la bocca.

(Autrice: Francesca Poggioli)
Questo è il primo dei due contributi che abbiamo selezionato come possibile Capitolo I. Vi è piaciuto? Se sì, inviate entro giovedì 5 febbraio a mezzanotte il vostro seguito a questa traccia, specificando che si tratta del seguito del Capitolo 1A. Se sarete abbastanza convincenti e il vostro pezzo sarà selezionato come possibile Capitolo II, questa traccia (di Francesca Poggioli) diventerà a tutti gli effetti il Capitolo I. Il vostro contributo va inviato (seguendo le note del regolamento e specificando che è il seguito del Capitolo I (a)) al solito indirizzo bookmodena.fantasy@gmail.com indirizzo che potrete utilizzare anche per chiedere informazioni sull'iniziativa.
Entrambi i pubblicati abbandonano la soggettiva dei draghi che era la caratteristica principale del prologo. Trattandosi dei capitoli iniziali di una fuga, nulla vieta che il secondo capitolo riprenda, se qualcuni lo desidera la soggettiva dei fuggiaschi. La vostra bravura, in questo caso, starà nel riuscire a farlo senza dimenticare il legame col capitolo II scelto.
Buon lavoro.

Considerazioni sul modo di procedere

Dopo una breve valutazione del materiale pervenuto (materiale che sarà proposto nei post immediatamente successivo a questo) la redazione del progetto Open Book ha deciso di procedere con una aggiunta al regolamento, che dovrebbe, almeno a nostro parere, migliorare le possibilità di qualità e coerenza nello sviluppo delle tracce.L'idea è molto semplice: invece di pubblicare necessariamente solo il capitolo migliore tra quelli pervenuti, abbiamo deciso di proporne più d'uno, se la qualità di quanto avete inviato lo permette. In questo caso, invece di avere, ad esempio, solo il Capitolo I, avremo il Capitolo I (a), il Capitolo I (b) eccetera. Starà a voi, a questo punto, scegliere quello che vi piace di più, o quello in cui vedete più possibilità di sviluppo, e continuarlo.E sarà in base al miglior continuo (o ai migliori continui) pervenuti che verrà "fissato" il capitolo precedente. Se, cioè, il materiale migliore sarà per il continuo del Capitolo I (a), allo scadere della consegna per il Capitolo II renderemo ufficiale il Capitolo I (a), scartando di fatto il Capitolo I (b) dal progredire della narrazione. La scelta del Capitolo II (nel caso ce ne sia più d'uno da noi ritenuto valido) sarà poi data dalla vostra scelta per il Capitolo III, e così via fino alla fine.In questo modo per essere selezionati non conterà solo una buona capacità narrativa nel creare un pezzo della storia, ma anche quanto, secondo voi o altri, il vostro contributo possa portare un po' più avanti nella trama.
Ma per ulteriori chiarimenti vi rimandiamo alle note in fondo ai nuovi capitoli di questa storia fantasy.
Intanto complimenti ai partecipanti (anche a quelli eventualmente scartati) e buon lavoro. Ricordandovi che la prossima scadenza è giovedì 5 febbraio, sempre a mezzanotte.